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Il mondo della musica piange la scomparsa di Charlie Haden, contrabbassista che se n'è andato a 77 anni dopo una lunga malattia lasciandosi alle spalle una vita artistica intensa e mai ripetitiva. Dalle radici di musica western ereditate dalla famiglia dello Iowa, si era mosso verso tutt'altri campi, finendo nella band di un altro grande eretico del jazz, Ornette Coleman.
La libertà, di creazione e di innovazione in quell'esperienza finirà per battezzare il free jazz: categoria impegnativa per orecchie melodiche, che Haden seppe trasportare verso territori solo apparentemente rassicuranti, per poi esplodere nel primo album intitolato con il suo nome, "Liberation Music Orchestra", dove la libertà di musica ed ideologia si facevano une cosa sola, prendendo in mezzo Che Guevara e non solo. Morale: bandito dalla discografia, sempre progressista quando ce n'è bisogno. Ma altri grandi si accorsero di lui e della sua faccia da professore, Keith Jarrett lo volle con sé, tornò con Coleman, collaborò con musicisti di mezzo mondo, compreso Metheny. Dell'ultima generazione, si conoscono i suoi colloqui sonori con Brad Meldhau, con il nostro Pieranunzi, ancora ultimamente con Jarrett in "Last Dance".