Home queste e altre storie Michelangelo e la Cappella Sistina
Il 10 maggio 1508 comincia l’avventura. Continuerà per quattro anni, tra fasi alterne, pause forzate, momenti di disperazione, guizzi di sarcasmo. E tanta, troppa solitudine. Michelangelo non ama farsi vedere. Questo lo sanno tutti. Quando ha scolpito il gigantesco David, a Firenze, s’è nascosto dietro un tavolato, un muro di legno, così che nessuno lo potesse disturbare. Per la Sistina ha però fatto un’eccezione. Troppo vasta l’impresa e nuova per lui la tecnica dell’affresco, per pensare di sobbarcarsi tutto il lavoro. Parsimonioso, pignolo, previdente, già in aprile annota nel suo libro dei conti il costo dei cinque “garzoni” che farà venire da Firenze a Roma affinché lo aiutino. Darà loro venti ducati a testa, sempre che stiano ai patti. Altrimenti potranno tenersi solo metà della cifra, per spese e viaggio, e tanti saluti. Conosce i propri colleghi e non si fida già in partenza, o piuttosto conosce se stesso? Sospetti e riserbo sono tradizionali a casa Buonarroti. Il padre Ludovico, in una lettera inviatagli nei primi mesi dell’impegno alla Sistina, lo esorta a stare sul chi vive: «Abbiti cura e guarda di chi ti fidi e tieni il tuo per te, perché quello che dessi a codeste genti è gittato via».
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