Home queste e altre storie Il Chupa Chups di Dalì
Seppur di origine antica, l’idea di porre un dolce caramellato su un bastoncino, quella del lecca-lecca appunto – così come tutti lo immaginiamo – nasce dallo statunitense George Smith, che dal 1908 produceva il classico disco di caramella piatta a “spirale” infilata su un bastoncino di legno, denominandola “Lollipop”.
Il nome, da lui stesso depositato nel 1931 come trade-mark, deriva da quello di un cavallo da corsa, che si chiamava Lolly Pop. Essendo un prodotto nuovo, come spesso accade, il termine ideato per identificarlo iniziò a essere utilizzato genericamente per richiamare il prodotto stesso. Così, dopo la crisi economica di quegli anni, la Bradley Smith Company – costretta a sospendere la sua produzione – non ebbe più i fondi per sostenere il marchio, permettendone la “volgarizzazione” e quindi il decadimento del diritto di utilizzo commerciale.
Da allora il vocabolo Lollipop (in italiano “lecca-lecca”) è di dominio pubblico, tanto da entrare nella lingua e nel dizionario inglese. Il termine lollipop ha anche una certa origine etimologica, derivata da una forma dialettale dell’Inghilterra settentrionale: il verbo “to loll” significa infatti “far ciondolare”, riferendoci in questo caso alla lingua.
Lollipop
Lollipop, il classico lecca-lecca ideato nel 1908 dallo statunitense George Smith.
Comunque, l’idea di Enric Bernat è stata determinante per l’evoluzione del lecca-lecca: ne ha ridotto le dimensioni, per evitare di sporcarsi faccia e mani, e lo ha reso alla “portata di bocca” di un bambino oltre che opportunamente adeguato per gli adulti. La forma a sfera non solo ha conferito una forte riconoscibilità al prodotto, ma ha consentito di mantenere una quantità di caramella sufficiente per appagare il bisogno di gusto per un tempo soddisfacente.
Bernat lanciò il suo lecca-lecca più di sessant’anni fa, nel 1958, con l’idea iniziale di chiamarlo “Gol”, pensando sia alla forma rotonda sia al gesto di portarlo alla bocca, come se quest’ultima fosse la porta di un campo di calcio. Tuttavia questo nome non ebbe il riscontro sperato, così incaricò un’agenzia di comunicazione che ideò il termine onomatopeico “Chups”, derivante dal verbo spagnolo chupar, succhiare. La prima parte del nome – Chupa – viene inserita nel 1961, grazie alla notorietà del gingle pubblicitario degli anni precedenti, che cantava così: “prendi un dolcetto e lecca, lecca, lecca, come un Chups. È tondo e dura tanto…lecca, lecca, lecca un Chups”.
Il deposito legale del marchio “Chupa-Chups” avvenne nel 1962, cinquant’anni fa esatti.
Successivamente (siamo nel 1969), il nome definitivo “Chupa-Chups” necessitava di un intervento grafico per renderlo più accattivante, così Bernat decise di rivolgersi al suo amico Salvador Dalì (1904-1989), l’eclettico e stravagante artista surrealista, anch’egli catalano, il quale – durante un pranzo con Bernat – nel sol tempo di un’ora aveva disegnato su un foglio di giornale la celebre sagoma a forma di margherita.
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